- la Regione di Karabakh

 
Barda

Il distretto di Barda è situato a nord-ovest della bassa pianura del Kur e dell’Araz, al centro della pianura del Karabakh, sulla riva del fiume Terter. Barda è il capoluogo. Il territorio è attraversato dai fiumi Terter, Khachinchay e dal canale superiore del Karabakh, mentre lungo il confine scorre il fiume Kur. A 3 km dal capoluogo, sul lato destro della strada Barda-Terter, ci sono due laghi, uno vicino all’altro, mentre il terzo lago Agali si trova a 23 km da Barda. Sulla strada Barda-Terter, a 3 km dalla città, troviamo la sorgente d’acqua solforosa Istisu; un’altra sorgente d’acque minerali si trova nel villaggio di Mughanli. La vegetazione è fondamentalmente steppica e semidesertica. Nei boschi crescono alberi di pregio quali il platano, la quercia, l’olmo, il noce, ecc. Per quanto riguarda la fauna, il territorio è abitato dal lupo, lo sciacallo, la volpe, il cinghiale, la lepre e altri. Tra gli uccelli abbiamo il francolino, il fagiano, l’oca, anatre e così via. La città di Barda è una delle città più antiche dell’Azerbaigian. Famosa fin dall’inizio della nostra era, diviene capitale dell’Albània Caucasica nel VI secolo. Secondo una leggenda, Barda è stata fondata da Alessandro il Macedone. Nel poema epico “Il libro di Dede Gorgud” si racconta di Barda. Barda è stata una delle più grosse città sulla rotta commerciale Est-Ovest. Secondo le testimonianze di storici e geografi, qui si trovavano molti palazzi straordinari, moschee, caravanserragli, bazar, mausolei, terme lussuose e altri edifici pubblici. L’antica Barda comprendeva lo Shahristan, ovvero il centro della città circondato dalle cinta murarie, e il Rabad, con il quartiere degli artigiani, quello dei mercanti, e il caravanserraglio per gli ospiti. A Barda c’era il quartiere dei vasai, dei soffiatori di vetro, dei muratori, dei conciatori, dei tessitori, ecc. L’attuale villaggio di Gara Demirchilar, situato vicino alla città, era il quartiere dei fabbri. C’era il quartiere Shirvanli, abitato da persone provenienti da Shirvan. A Barda si producevano bellissimi basatessuti di vari colori, armi, strumenti di lavoro, straordinari vasi di ceramica, ornamenti di vari metalli, eleganti boccali di vetro, brocche, ciotole, ecc. Il grande poeta Nizami celebra Barda nel suo poema “Alessandreide”. Il mausoleo di “Nushabe” e i resti della base del mausoleo di Akhsadanbaba, opera dell’architetto Ahmed, figlio di Aiub al-Hafiza, si sono conservati fino ai giorni nostri. Il rivestimento del fusto cilindrico del mausoleo, dalla fascia inferiore con iscrizione in caratteri cufici fino alla fascia ornata superiore, è costituito da mattoni vetrificati verde-azzurri in combinazione con mattoni rossi che formano il nome di “Allah”. L’iscrizione si ripete per più di 200 volte. I mattoni di rivestimento rossi non vetrificati sono disposti in orizzontale, mentre quelli vetrificati verde-azzurri in verticale. In questo modo, si è ottenuta un’iscrizione in quattro diverse posizioni con un angolo di 45 gradi rispetto all’orizzonte. L’iscrizione ornata e l’altra iscrizione che segue la fascia del mausoleo sopra il basamento e abbraccia entrambi i portali, riportano i versi del Corano 2-256; 78. Le iscrizioni sopra gli archi di stalattite, sulla parte superiore del portale settentrionale e meridionale, riportano il nome dell’architetto Ahmed, figlio di Ayub al-Hafiz Nakhchivani, e la data di costruzione del monumento: anno 722 dell’Egira, mese di shavval (13.11.1322). Le parole “Osman” e “Ali” si ripetono innumerevoli volte. Nel corso della sua storia multisecolare Barda viene assalita e distrutta più volte, dai Mongoli e poi dai Timuridi. Nel 1736, con lo scià iraniano Nadir, la città viene definitivamente rasa al suolo. Nonostante il fatto che molti monumenti storico-culturali sono andati perduti e non sono giunti fino a noi, il ricco passato storico della città è testimoniato dai manoscritti, reperti e monumenti conservatisi. Il distretto di Barda è caratterizzato da un’agricoltura sviluppata. Le terre di Barda sono famose per i prodotti agricoli e i prodotti derivati dall’allevamento del bestiame. Gli autori medievali menzionavano spesso il grano, il riso, le cucurbitacce, i frutteti, la seta, le varie specie di animali da cortile. Per quanto riguarda l’economia, ricordiamo la coltivazione dei cereali (frumento, ecc.), l’allevamento del bestiame e la coltivazione del cotone. Le condizioni naturali di quest’area permettono di ottenere ricchi raccolti di verdure e cucurbitacee. L’orticoltura è ben sviluppata negli appezzamenti privati. Barda è da sempre famosa per i suoi tappeti: quelli a pelo alto Aran, Chelebi, Buynuz, Daranur, Achmayumma, Balig, Shabalitbuta, Khangarvand e Barda, e quelli senza pelo Shedde, Verni e Zili.

Terter

Il distretto di Terter è situato nella parte occidentale della bassa pianura dei fiumi Kur e Araz, e occupa l’area a valle del fiume Terter. Il territorio è pianeggiante. Oltre al fiume Terter, il territorio è attraversato dai fiumi Injachay, Khachinchay e altri. Il clima va da mite a caldo, semidesertico caldo e desertico. La temperatura in gennaio è pari a +2°C, in luglio è di +25°C. Il capoluogo, la città di Terter, è situato sulle rive destra e sinistra del fiume Terter, sull’antica carovaniera. Il nome storico della località era Chaparkhana, dotata di caravanserraglio e fortezza, a 17 km da Barda, antica capitale dell’Albània Caucasica. Per quanto concerne l’economia, da ricordare allevamento del bestiame e coltivazione delle piante. Tra gli antichi mestieri ancora oggi praticati annoveriamo tessitura di tappeti, ricamo e lavoro a maglia.

Kalbajar

Il distretto di Kalbajar è situato sulle pendici del Caucaso Minore, nella parte occidentale del Paese. E’ un territorio montuoso, le cui vette più alte sono il monte Gamishdag (3724 m) e il monte Delidag (3616 m). I boschi ricoprono la maggior parte del territorio. Molte denominazioni geografiche del distretto di Kalbajar sono legate a diverse leggende. Ad esempio, per quanto riguarda la montagna Soltan Heydar si dice che il padre dello scià Ismail Soltan Heydar trascorresse tutte le estati in questi luoghi. Il celebre ricercatore del XIX secolo V. Abikh, parlando della straordinaria bellezza di Kalbajar, disse: “Solo le persone che non hanno visto la valle del Terter possono rimanere affascinati dalla Svizzera!”. Kalbajar è chiamata la seconda Gobustan dell’Azerbaigian. I monti rocciosi Soltan Heydar, Aychingili, Galingayasi, Sarchali, ecc., denominati i “fratelli del Gobustan”, con le loro raffigurazioni rupestri, ricordano quelle del Gobustan. I disegni rupestri, fatti sulla pietra basaltica, si trovano a 3000 m s.l.m. e si differenziano nettamente uno dall’altro per tecnica, dimensioni e varietà compositiva. La maggior parte di questi disegni risale all’età del bronzo (III millennio a.C.). Nel 1976, sul territorio di Kalbajar, nel luogo dove vennero trovati i disegni rupestri, furono individuate tracce testimonianti attività agricola e allevamento del bestiame. Le strutture riportate alla luce, con pareti spesse 2 m, e il vasellame d’argilla, dimostrano ancora una volta che nel III millennio a.C. a Kalbajar esisteva una precoce civiltà urbana. Il distretto di Kalbajar è famoso per le sue sorgenti minerali curative di grande portata. Qui si trova la località termale Istisu. La parola Istisu significa “acqua calda”. In tutto sul territorio si contano 200 sorgenti, situate sulle rive del fiume Terter a quota 2000-2400 m. Il monastero si trova sulla riva sinistra del fiume Terter. E’ composto da una basilica, un chiesa e una cappella. La basilica è formata da una lunga sala senza colonne interne. Il monastero è mal conservato, è rimasta relativamente intatta la cattedrale. Vicino alla prima chiesa furono in seguito costruite alcune chiese e cappelle, creando così un grosso complesso religioso, che divenne la residenza del vescovo dell’Albània Caucasica, e uno dei principali centri di culto. Dal X al XV secolo Khudavank divenne il centro spirituale cristiano del principato di Khachen dell’Albània Caucasica. Durante il regno dello zar Vakhtang c’era una locanda, una biblioteca e una chiesa costruita nel 1214 dalla sposa di Vakhtang, Arzu-khatun. La chiesa è piccola ed è caratterizzata da due bassorilievi sulle pareti. Gli oggetti di ceramica ritrovati durante gli scavi nella parte sud-orientale del basamento della chiesa, ci permettono di datare la struttura al VI-VII secolo. In seguito comunque furono più volte eseguiti lavori di ricostruzione e di restauro. Il monastero di Gandzasar è uno dei complessi religiosi più interessanti del XIII secolo. E’ composto da una struttura principale (chiesa, vestibolo con campanile e una serie di costruzioni ausiliarie addossate alla chiesa a ovest). Il complesso è circondato da mura difensive e dispone di portali a est e a ovest. La chiesa è caratterizzata da figure ornamentali a forma di stella, cerchio e quadrato, mentre le parti sferiche superiori sono decorate da altorilievi raffiguranti tori e pecore. La chiesa principale è costituita da due sale: una sala quadrata a tre navate uguali, e una sala rettangolare per le preghiere. Sul tetto della prima sala vi è un campanile con quattro campane. Intorno alla chiesa ci sono sei cappelle. Il monastero di Gandzasar, la “Cattedrale dell’Albània”, fu costruito nella metà del XIII secolo dal principe di Khachen, Hasan Jalal. La sua costruzione inizia nel 1216 e le prime strutture vengono terminate nel 1238. Si pensa che Hasan Jalal abbia ordinato di costruire la chiesa nel luogo dove esisteva già un tempio pagano. La chiesa viene consacrata nel 1240. Il vestibolo viene realizzato dalla sposa di Hasan Jalal, Mamkan-khatun.

Agdam

La città di Agdam è una delle principali città della pianura del Karabakh, sorta nel I millennio a.C. Agdam in turco antico significa “piccola fortezza”. In passato, le tribù di lingua turca che abitavano questi luoghi, per ragioni di difesa e sicurezza costruirono prevalentemente piccole fortezze. I monumenti architettonici difensivi del Karabakh occupavano settori strategici importanti, dove si concentrava una parte dell’esercito per impedire l’incursione del nemico. Tra i primi monumenti risalenti all’età del bronzo nel territorio di Agdam possiamo annoverare l’insediamento di Uzerliktepe (II millennio a.C.). E’ un valido esempio per il periodo in questione. La presenza di mura grezze sul basamento, fatte di grosse pietre, testimonia la prosperità socioeconomica e l’alto livello di sviluppo della civiltà nell’età del bronzo. Nel villaggio di Khachinturbetli fu eretto l’importante monumento architettonico dell’epoca degli Ikhanidi, comunemente chiamato Sari Musa turbesi, ovvero mausoleo di Sari Musa. Sopra l’entrata è riportata l’iscrizione “Costruzione (imaret) del defunto Gutlu Haji Musa oglu, bisognoso della benevolenza di Allah onnipotente, opera del maestro Shahbenzer”. In base all’iscrizione la costruzione del mausoleo è stata terminata il 15 luglio 1314. Evidentemente questo mausoleo sopra la tomba di Kutlu Haji, una delle personalità più influenti del periodo nella regione di Khachen, all’epoca funge da luogo di pellegrinaggio, da cui deriva il nome del villaggio di Khachinturbetli. Ad Agdam il complesso architettonico Imarat comprende i monumenti sepolcrali delle necropoli del XVI secolo. Due monumenti a forma di sarcofago con un’iscrizione in arabo appartengono a Satlmshu, figlio di mau-lana Ahmad ad-Din (1557-1558), e a Muhammad, figlio di Karam (1538-1539). Sugli altri monumenti sepolcrali vi sono raffigurazioni che raccontano la vita lavorativa e quotidiana della popolazione: una persona a cavallo, rosette (simbolo del sole), una brocca per l’acqua, una clava, un pugnale, arco e frecce, scarpe. Una lapide è caratterizzata da un bassorilievo raffigurante una mucca senza testa. Tra le zampe dell’animale è raffigurato un arco con le frecce, una mazza, un’incudine per la forgiatura di oggetti di metallo, e forbici per il taglio del metallo. Col tempo il nome della città di Agdam acquisisce un altro significato. Secondo gli storici, Panah Ali khan, fondatore del khanato di Karabakh, a 10 km da Agdam, vicino alla sorgente nota come Shahbulagi (sorgente dello scià) fa costruire un castello composto da “moschee, case, bazar e terme di pietra e calce”. Questo complesso per lungo tempo fu un punto di riferimento particolare per gli abitanti dei villaggi limitrofi. Agdam somiglia a una casa bianca e luminosa, rischiarata dai raggi del sole. Del complesso, la cui costruzione fu completata nel 1751- 1752, sono rimasti il castello e la moschea sulla collina vicino alla sorgente. Quando Agdam diviene un importante centro commerciale del Kabarakh, viene costruito un edificio esemplare di architettura religiosa del XIX secolo: la moschea della città, eretta nel 1868-1870 dal celebre architetto Kerbalai Safikhan Karabagi. L’architetto porta avanti una tradizione ampiamente diffusa nell’architettura medievale azerbaigiana, una moschea con due minareti.

Agjabedi

Il distretto di Agjabedi si trova nel centro del Paese, sulla riva destra del fiume Kur e si estende da nordest a sud-ovest dell’Azerbaigian. Il territorio è pianeggiante ed è caratterizzato dalla presenza della Riserva Nazionale di Ag-gol, con 27 specie di animali. Il clima è caldo, desertico e semidesertico. La temperatura media in gennaio è di -1,2°C, mentre in luglio è di +33°C. Il fiume Kur scorre a 45 km dal confine nord-orientale, mentre la parte centrale è attraversata dal fiume Gargar. Agjabedi è uno degli insediamenti più antichi dell’Azerbaigian, come dimostrano i resti dei punti abitati risalenti all’eneolitico, all’età del bronzo e al Medioevo. Sono particolarmente interessanti i tumuli di Kamiltepe, Nargiztepe, Garakober, Yantepe, Galatepe e Gavur. Agjabedi ha dato i natali al compositore azerbaigiano Uzeir Hajibeyov. Il distretto di Agjabedi è rinomato per essere la principale area agricola del Paese. Si coltivano cereali, piante industriali (cotone), cucurbitacee e si produce seta naturale. Nei villaggi viene portata avanti la tradizione degli antichi mestieri: tessitori, incisori su pietra e legno, vasai, fabbri e orafi.

Khojavend

Il distretto di Khojavend è caratterizzato dalla presenza del monastero di Amaras (inizio IV secolo d.C.) nel villaggio di Sos. Il complesso del monastero è costituito dalla chiesa-basilica, da una parte sotterranea, da annessi vari e da cinta murarie in pietra. Nel 1970, durante gli scavi archeologici, sotto l’abside dell’altare della chiesa fu ritrovato un ambiente sotterraneo. I complesso è circondato sui quattro lati da cinta murarie, rafforzate agli angoli da torri. Il vano d’entrata con arco semicircolare è situato sulla parete meridionale della fortezza. I vari annessi sono tutti direttamente addossati alle mura difensive. I tetti permettevano di percorrere liberamente l’intero perimetro delle mura, di osservare l’area circostante e, eventualmente, di combattere utilizzando le feritoie disposte su tutte le mura e nelle torri d’angolo. Scale esterne in pietra scoperte, situate accanto alle torri d’angolo, portavano al tetto. Per molti secoli il complesso è stato una cattedrale dell’Albània Caucasica. Nel V secolo nel monastero viene aperta una scuola.

Khojali

L’antica città di Khojali si torva sulla riva del fiume Khojalichay. Qui troviamo la fortezza Askeran (asker significa “guerra”). Le mura spesse 2 m e alte 5-6 m, furono erette nella metà del XVIII secolo, e per lungo tempo sbarrarono il cammino al nemico che tentava di accedere a Shusha, centro del khanato del Karabakh. Nel paesino di Yukhari Khanbagi, sulla strada che porta a Shusha, un tempo vi era il caravanserraglio Tanriverdi-kishi, noto in tutta la Transcaucasia per le sue tradizioni e la sua ospitalità. Il caravanserraglio era dotato di una sala del the, locale per la musica e bottega di barbiere/parrucchiere. Qui sostavano sempre carri e carrozze che proseguivano poi per Barda, Ganja, Baku, Tbilisi, Erevan, e altre città del Caucaso. Khojali è famosa per il sepolcro di Khojali appartenente alla cultura Khojali-Gadabay. Il sepolcro di Khojali, o Campo Sepolcro come viene anche chiamato, risale alla tarda età del bronzo e alla prima età del ferro (fine II-inizio I millennio a.C.) e ha dato il nome a tutta una serie di monumenti nel territorio della Transcaucasia. In questo Campo sono ampiamente rappresentate opere funerarie (sarcofaghi in pietra e tumuli) alte da 1 a 15 metri. Ci sono i megaliti cromlech, menhir e intere aree di blocchi di pietra risalenti all’era glaciale. Durante gli scavi archeologici sono stati ritrovati innumerevoli vasi d’argilla di colore nero con decori ad incastro, soprattutto geometrici, larghe spade dritte, individuate per la prima volta sul territorio dell’ex URSS, pugnali, accette, asce e ornamenti in bronzo. Nel suo libro “Storia del Karabakh” lo storico Mirmehti Khazani narra che quando Panah Ali Khan combatte contro i Khan di Shirvan e di Sheki chiede al figlio maggiore Ibrahim Halil-Khan di costruire una fortezza sui monti Askeran. La guarnigione della fortezza, costruita su ordine di Ibrahim Halil-Khan nel 1787, doveva difendere Shusha, la capitale del Khanato, dalle incursioni nemiche da est. La fortezza di Askeran è situata vicino all’omonimo villaggio nel distretto di Khojavend, a 24 km da Shusha. Mura doppie collegavano piccole fortezze situate sui pendii e in vetta e due torri al centro, formando un unico e saldo sistema difensivo. I portali si aprivano verso Shusha. Due mura parallele permettevano ai guerrieri all’interno della fortezza di mantenersi in contatto e di attuare la difesa in caso di attacco del nemico dal fiume. Le torri a pianta circolare e quadrata erano a due-tre livelli, chiuse con cupole di pietra. La fortezza di Askeran può essere considerata l’ultimo esempio della tradizione plurisecolare di sistemi difensivi dell’Azerbaigian. La sua posizione in una natura maestosa e incantevole, il legame armonioso delle strutture con l’ambiente, conferiscono alla fortezza un aspetto davvero affascinante.

Shusha

Shusha è una delle città più belle dell’Azerbaigian. Il nome della città significa “vetro” e simboleggia l’aria di montagna pulita, straordinariamente trasparente. La natura ha regalato a Shusha bellissime sorgenti: Turshsu, Isa-bulag, Sakina-bulag, Isti-bulag, Soyug-bulag, Charikh-bulag, Sahsi-bulag, Girh-bulag, Yuzbulag, ecc. Shusha è protetta su due lati da possenti cinta murarie. La città è sorta grazie alla nascita e allo sviluppo del potente khanato di Karabakh. Per difendersi dagli invasori stranieri, il governatore del khanato Panah Ali Khan costruì alcune fortezze, in particolare quelle di Bayat e Shahbulag, consolidando la fortezza di Askeran. Tuttavia, tutto ciò non fu sufficiente. Il Khan e tutta la sua corte vissero per alcuni anni nelle fortezze di Bayat e Shahbulag, ma ben presto, nel 1756-1757, fece costruire la fortezza di Panahabad che prese poi il nome del villaggio vicino, Shusha. Tra la gente questa fortezza era nota col nome di Gala. A partire dalla seconda metà del XVIII secolo, il numero di abitanti della città inizia a salire fortemente, e Shusha si trasforma in una delle principali città azerbaigiane. Già all’epoca di Panah Ali Khan in città vengono realizzati importanti lavori edili. Vengono apportate migliorie e la città diventa più bella. Negli anni Ottanta del XVIII secolo la città è dotata di possenti mura. Nascono numerosi quartieri artigianali e il commercio si sviluppa in modo significativo. I mercanti di Shusha commerciano con Tabriz, Teheran, Esfahan, Mosca, ecc. In città vengono coniate monete d’argento (panabadi). Shusha, con le sue vedute pittoresche grazie alla sua posizione sui monti, entusiasma e stupisce i viaggiatori. Il pittore V. Vereshchagin scrive: “Le sue case sono proporzionate, belle, alte e illuminate da molte finestre bellissime. La città è fatta di pietra presa dai monti, dove è situata. Le strade sono tutte lastricate a larghe lastre e i tetti sono fatti di assi sottili”. Il famoso critico musicale russo V. Vinogradov descrive così la città della musica: “La pittoresca cittadina di Shusha si trova sui pendii inverditi dai prati. Il bel paesaggio ogni anno attira i turisti. Lo sguardo del viaggiatore è accarezzato dai dolci profili dei monti che sprofondano nel verde. Ma le sensazioni estetiche che si provano a Shusha non finiscono qui. C’è molta musica, molto più che in qualsiasi altro posto dell’Azerbaigian. E’ possibile ascoltare canzoni popolari, danze, cantori e strumentisti. Shusha da sempre viene considerata un importante centro musicale ed è rinomata in tutta la Transcaucasia per essere stata la culla di talenti musicali nazionali. I musicisti di Shusha hanno fatto la storia della musica azerbaigiana, facendola conoscere non solo in patria, ma anche negli altri paesi orientali”. Chiunque sia stato a Shusha sicuramente ha visitato il paesino di Jidir duzu (campo dei balzi), posto all’estremità del baratro vertiginoso di Dashalti; da lì la famosa scala ripida Girkh Pillakan (quaranta gradini) conduce al fiume Dashalti. Non lontano troviamo la grotta Khazina-gala (fortezza del tesoro). Shusha è la patria di molti illustri azerbaigiani, tra i quali possiamo ricordare i cantanti Jabbar Garyagdi oglu, Gurban Primov, Bulbul, Seid Shushinsky, Khan Shushinsky, Rashid Behbudov, i famosi compositori Uzeir Hajibeyov, Zulfugar Hajibeyov, Soltan Hajibeyov, Niyazi, Fikret Amirov, Suleyman Aleskerov, e molti altri ancora, il cui talento ha conferito a Shusha la fama di “conservatorio dell’Oriente”. Shusha ha dato i natali agli scrittori N. Vezirov, A. Agberdiev, S. Akhundov, alla poetessa Natavan e al poeta Kasumbek Zakir. Shusha ospita 170 monumenti architettonici e 160 monumenti artistici del passato: la porta di Ganja, le mura di cinta, i castelli di Ibrahim Khan e della figlia Gara-Beukkhanum, l’imaret dei Khan di Karabakh, la casa-museo di Natavan, la casa del generale d’artiglieria Mehmandarov, che partecipò all’assedio di Port-Arthur, la casa del poeta e pittore Mir Mokhsun Navvab, la casa-museo dell’illustre compositore Uzeir Hajibeyov, la casa-museo del famoso cantante Bul-Bul, il mausoleo del poeta Vagif. La città di Khankendi si trova non lontano da Shusha, a 900 m d’altitudine. Per la prima volta questa località viene menzionata con il nome di Verende nelle fonti scritte risalenti al IX secolo. Tale nome deriva da quello di una tribù di lingua turca che abitava queste terre. Alla fine del XVIII-inizio XIX sec. Mekhtikuli-Khan fece costruire un villaggio denominato Khankendi (villaggio dei Khan). Più tardi, lo regalò a sua moglie Peridjan Begim. Il palazzo del Khan non si è conservato e il tempo ne ha cancellato le tracce. Sono rimasti il Khan-bagi (giardino del Khan) e Khan– bulagi (sorgente del Khan).

Lachin

La regione di Lachin è situata a ovest del distretto di Shusha. La parola lachin significa “falco”. Qui non di rado è possibile vedere i falchi che volano sui monti intorno alla città di Lachin. Il territorio è noto per essere un’area naturale ricca di acque minerali come ad esempio quelle di Narzan. L’allevamento delle pecore occupa un posto importante nell’economia delle località pedemontane. Per questo motivo la pecora è divenuta un’entità di adorazione. Erano considerati sacri anche i cavalli che sui monti erano l’unico mezzo di trasporto. Così si spiegano le pietre tombali a forma di cavallo e pecora. Nella valle di Shalva, nei villaggi di Gulabir e Malibey ci sono statue di pietra raffiguranti cavalli e immagini a rilievo di uomini e uccelli (1569-1570). Com’è noto, gli antichi turchi veneravano la dea-uccello Umai che proteggeva i bambini. Le ricchezze naturali della terra del Karabakh e l’abbondanza di materiali da costruzione hanno influito sull’abilità tecnica costruttiva nelle antiche città e nei complessi difensivi. Le molteplici varietà di pietre e argilla hanno contribuito allo sviluppo e alla diffusione di tecniche costruttive e forme architettoniche. Era considerata di particolare pregio la costruzione di edifici di culto, ovvero monasteri che fungevano anche da tombe di famiglia. I monasteri costituivano il centro della vita spirituale e sociale del Paese. Nel Karabakh vennero edificati grossi complessi monastici, quali ad esempio il monastero di Agoglan a Lachin, di Khudavan a Kalbajar, di Amarass a Khojavend. Nel vasto cimitero vicino al villaggio di Jijimli ci sono due mausolei, uno vicino all’altro. Il più antico, il mausoleo di Melik Ajdar, come lo chiamano gli abitanti locali, esternamente è circolare, mentre internamente ha una forma ottagonale. Il monumento non presenta né iscrizioni relative alla data di costruzione, né superfici arabescate; gli studiosi presumono che questo mausoleo sia stato costruito nel XII-XIII sec. durante il regno degli Ilkhanidi. Il secondo mausoleo, comunemente chiamato kargunbez (cupola sorda) presenta internamente una pianta a croce mentre esternamente ha una forma quadrata. Nella soluzione architettonica si risente l’influsso dell’architettura cristiana dell’Albània Caucasica (XVII sec.). Tra le più interessanti costruzioni religiose possiamo annoverare il tempio, di ragguardevoli dimensioni, del complesso monastico situato sul fiume Agoglan nel distretto di Lachin. Era la costruzione più importante del complesso, con vari annessi adibiti a usi diversi e situati nel cortile. Il monastero era circondato da solide mura di pietra con entrata ad arco. Il monastero, fatto di pietra compatta locale (basalto grigio), è in armonia con la natura circostante. Lo spazio interno è illuminato da stretti vani e vi è una sola entrata sulla facciata laterale. Un’armoniosa rotonda su colonne sottili, coronata da una cupola piramidale a calotta, ravviva l’aspetto severo e molto eloquente dell’edificio religioso. All’interno del tempio le pareti sono fatte con grosse pietre squadrate. In passato le pareti erano intonacate e decorate con disegni tematici policromi, come dimostrano i frammenti di intonaco e gli affreschi in parte conservatisi sulla parete a nord. Sempre all’interno, la parte superiore è decorata con incisioni sulla pietra. Il monastero risale al IX secolo.

Fuzuli

Il centro abitato di Garabulag si trova non lontano dalle rovine della città scomparsa di Karabakh, vicino alla confluenza dei fiumi Garasu e Araz, sulla riva destra del fiume Guruchay. Nel 1956 acquisce lo status di città e gli viene dato il nome del grande poeta azerbaigiano Fuzuli. Nel territorio del distretto di Fuzuli troviamo le grotte di Azykh e Taglar. Proprio nella grotta di Azykh furono scoperti i primi e finora unici (nei paesi dell’ex Unione Sovietica) resti di uomo primitivo (pre-Neanderthal) che visse qui 350 mila anni fa. Non a caso Karabakh è il cuore dell’antica civiltà Kur-Araz (IV-III millennio a.C.). Le ricerche effettuate in località quali Garakepektepe, Gunashtepe e Garabulag hanno confermato ancora una volta le antiche radici dell’Azerbaigian. Un insediamento primitivo è stato ritrovato sulla collina di Garakepektepe, sulla riva ripida del fiume Gendelenchay, dove sono stati trovati attrezzi di lavoro di pietra, armi, ornamenti e moltissimi manufatti di ceramica e metallo; sono stati anche portati alla luce i resti di antiche costruzioni. Sui monumenti del distretto di Fuzuli troviamo i nomi di studiosi, architetti, scultori, calligrafi, incisori. Nel villaggio di Gargabazar, ad esempio, sulla vetta della montagna troviamo la moschea comunemente chiamata moschea di SciàAbbas. Entrando a Fuzuli, sulla ripida riva del fiume Gendelenchay, troviamo l’originale monumento di Garakepektepe. Va sottolineato che viene ripetutamente menzionato nel libro immortale “Golustani-Irem” dello studioso e filosofo azerbaigiano Abbasgulu aga Bakikhanov. E’ anche risaputo che già alla fine del XIX secolo, prima l’appassionato di archeologia E. A. Resler e poi il ricercatore russo A. A. Ivanovsky, realizzarono i primi scavi archeologici a Garakepektepe che dimostrarono che Garakepektepe inizialmente fu abitato da cacciatori nel mesolitico (vennero ritrovati infatti strumenti di legno). Durante il neolitico, Garakepektepe fu abitato da tribù stanziali dedite all’agricoltura, come testimoniato dal ritrovamento di oggetti di ceramica e strumenti da lavoro caratteristici di quell’epoca. Nell’eneolitico e nella prima età del bronzo, sull’intera area e sulle pendici della collina furono costruiti case e locali ausiliari e di servizio a pianta circolare e rettangolare. Garakepektepe si trasforma così in un grosso centro artigianale, caratterizzato da una metallurgia sviluppata, dalla lavorazione dei metalli, produzione di ceramiche e tessitura. Gli scavi effettuati a Garakepektepe e relativi allo strato della prima età del bronzo hanno riportato alla luce reperti unici: la punta di una lancia di pietra celeste (meteorite), un crogiolo per la fusione del metallo, uno stampo d’argilla per la colata di asce di bronzo, vasi d’argilla con ricchi decori semantici, molti altri oggetti di metallo, argilla, pietra e osso. Gli scavi relativi alla media età del bronzo hanno permesso di trovare tracce di costruzioni di pietra compatta e resti di mura difensive alquanto possenti. Sono stati anche portati alla luce oggetti di ceramica, ornamenti, ecc. I resti trovati sulla collina di Garakepektepe e relativi ad un insediamento risalente al periodo del culto dei sepolcri a brocca, sono direttamente collegati allo sviluppo storicoculturale dell’Albània Caucasica, uno dei più antichi stati del Caucaso. Nel primo Medioevo, sulla collina erano state costruite moltissime strutture di pietra e la collina stessa fungeva da posto di guardia sulla Via della Seta. Nei secoli IX-XI e durante il regno selgiuchide, Garakepektepe diviene un piccolo centro commerciale e artigianale. Il ritrovamento di resti appartenenti a varie costruzioni, la scoperta di officine artigianali e dei relativi oggetti di ceramica dipinta, gli ornamenti di metallo e osso, gli utensili d’uso quotidiano e altri manufatti dimostrano chiaramente il ruolo svolto da Garakepektepe nello sviluppo culturale ed economico di tutto l’Azerbaigian, in particolare della regione del Karabakh.

Jebrail

Il distretto di Jebrail è situato nella parte sudorientale del Caucaso, sulla riva sinistra del fiume Araz. Il nome del distretto deriva dal nome della città principale, Jebrail, che a sua volta deriva dal nome del fondatore di questo centro abitato. Secondo un’altra teoria la città deve il proprio toponimo alla parola araba jabril che significa “angelo”, “servitore di Allah”. Questa teoria si ricollega alla costruzione di uno dei ponti (V sec. a.C.) sul fiume Araz denominato Khudaferin korpusu (Gloria ad Allah), e all’arrivo di Khazret Imam Ali alla sorgente Dul-Dul, a Jebrail, dove si sono conservate fino ad oggi “le tracce dei suoi cavalli”. Fin dall’antichità il distretto di Jebrail fu sottomesso ai Medi, alla dinastia Achemenide (VII-IV sec. a.C.) e infine all’Albània Caucasica. Alla metà del VII secolo il territorio entra a far parte del califfato arabo. Già prima di Babek, durante il suo periodo, e anche dopo la sua scomparsa, Jebrail è una delle terre che combattono per la propria indipendenza. Nel X-XI sec. (971-1086) queste terre sono inglobate nello stato degli Shaddadidi, nel XIII-XIV sec. in quello dei Khumaniti, nel XIV sec. in quello di Timuridi (1387), nel XV sec. in quello di Garagoyunlu (1412); nel 1478 entrano a far parte dello stato di Agounlu, nel 1502 in quello dei Safavidi, nella seconda metà del XVIII sec.-inizio XIX sec. nel khanato di Karabakh. Nel 1841 il territorio di Jebrail viene sottomesso dal governatorato di Khazar con centro a Shamakhi, mentre nel 1846 entra a far parte dell’unità amministrativa di Shusha. Nel 1873 Jebrail e il suo territorio vengono estromessi dall’unità amministrativa di Shusha, e in seno al governatorato d’Elizavetpol viene istituito il distretto di Jebrail. I celebri ponti di Khudaferin, che collegano la riva settentrionale e meridionale del fiume Araz ai villaggi di Kumlah e Khudaferin, sono il simbolo di Jebrail. Si tratta di monumenti eccezionali dell’architettura del XII secolo, e di valorose testimonianze del passato storico del Paese. Costruire grandi ponti su fiumi ampi e con forti correnti non richiedeva soltanto abilità costruttive e specifiche conoscenze ingegneristiche, ma anche la capacità di saper scegliere le sporgenze rocciose naturali sul letto del fiume per poggiare le campate e collegare l’insieme architettonico del ponte all’ambiente circostante. I ponti sono due: il ponte a 15 campate e, a 800 m a ovest dal precedente, il ponte a 11 campate. Il ponte a 15 campate fu realizzato utilizzando pietre fluviali e mattoni quadrati. Questo metodo costruttivo misto, caratteristico dell’architettura azerbaigiana, è stato qui utilizzato con grande maestria. La cosa importante è che come piloni del ponte sono state impiegate le sporgenze rocciose naturali. Il ponte è lungo 200 m e largo 4,5 m. Il punto più alto raggiunge i 10 m sopra l’acqua. I frangionde dalla forma triangolare che proteggono i piloni del ponte quando si alza il livello dell’acqua, sono stati realizzati in ciottoli fluviali. Il ponte a 11 campate è lungo 130 m e largo 6 m. L’altezza massima è di 12 m sopra l’acqua. Nella parte centrale del fiume le campate sono più lunghe e, di conseguenza, più alte; avvicinandosi alla riva le campate sono più piccole sia per larghezza che in altezza. Il ponte a 15 campate fu costruito durante il regno degli Ildegizidi. Il fatto che il ponte si giunto fino ai nostri giorni testimonia la grande maestria degli architetti azerbaigiani.

Gubadli

Il distretto di Gubadli si trova nel sud-est dell’altipiano del Karabakh. In questo territorio ci sono i monti Topachag (2010 m), Pirdag (1316 m) e Gartiz (1277 m). Sono stati ritrovati giacimenti di agata. Il territorio è percorso dai fiumi Bazarchay e Khakari. Il clima è moderatamente continentale. Gubadli è uno dei più antichi insediamenti umani. Anche se dal punto di vista archeologico questo territorio non è stato sufficientemente studiato, nelle grotte e nei rifugi sono evidenti le tracce lasciate dall’uomo. Le rovine delle fortezze, le torri difensive, i rifugi in luoghi impenetrabili e di difficile accesso sono giunti fino a noi. Gli antichi luoghi di culto, i templi, le necropoli, gli utensili d’uso quotidiano e gli strumenti da lavoro ritrovati testimoniano l’esistenza dell’uomo su questo territorio ancor prima dell’Islam. I monumenti archeologici dimostrano che gli abitanti locali erano dediti all’agricoltura e all’allevamento. Secondo gli esperti, i reperti di “Khirman eri” nella città di Gubadli, di “Galacha” e “Kerogli Galasy” nel villaggio di Aliguluushagi, di “Maltepe” nel villaggio di Muradkhanli, risalgono all’età del bronzo e all’inizio dell’era antica. Le fortezze conservatesi sugli erti pendii nei villaggi di Sarai, Poladli, Khojamsahli, Chardahli sono parte integrante del sistema di guardia e difensivo sul confine degli stati di Atropatene e d’Albània, risalenti al I secolo a.C.

Zangilan

Il distretto di Zangilan è situato nell’estremo sud-ovest dell’Azerbaigian e si estende lungo il fiume Araz. A sud confina con l’Iran. Il territorio sprofondato nel verde è attraversato dai fiumi Khakari, Okchuchay, Vazid. La natura ha regalato a questo territorio catene montuose, campi di papaveri e bei boschi. I boschi di latifoglie a 1.800-2000 m di altitudine gradualmente lasciano il posto a prati alpestri e subalpestri. La quercia è il simbolo di Zangilan. Con l’obiettivo di tutelare questo prezioso albero, nel 1974 fu istituita la Riserva Nazionale di Basut-Chay (107 ettari). Il territorio è caratterizzato dalla presenza di molte piante officinali e sorgenti. L’area è ricca di marmo, argilla, ecc. Le condizioni naturali e il territorio multiforme hanno creato un clima particolare. Lungo il fiume Araz, dove abbiamo la steppa e un territorio semidesertico, in inverno il clima è secco, mentre è mite e temperato nei tratti più alti del fiume. L’antica origine di questa terra è testimoniata dagli scavi archeologici. Nella regione, durante gli scavi, sono state trovate moltissime tombe, risalenti al II millennio a.C., e oggetti del IV-II millennio a.C., per la maggior parte appartenuti ad Alessandro il Macedone. Tutto questo dimostra ancora una volta l’importanza avuta da questi luoghi nel commercio internazionale.

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