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Mətbuat şərhi 03 marzo 2016

Il massacro di Khojaly alla luce del Diritto internazionale umanitario. Impunità e giustizia transizionale

Si è svolto il 3 marzo 2016 dalle ore 9,30  alle ore 13,00 nella Biblioteca del Senato Giovanni Spadolini-Sala degli Atti parlamentari, Piazza della Minerva 38, il Convegno "Il massacro di Khojaly alla luce del Diritto internazionale umanitario. Impunità e giustizia transizionale". L'evento è stato organizzato dal Comitato Italiano Helsinki per i diritti umani e dalla Lega Italiana dei Diritti dell'Uomo (LIDU), in collaborazione con Sapienza Università di Roma, in particolare con il Dottorato di Storia d'Europa e con il Centro di ricerca "Cooperazione con l'Eurasia, il Mediterraneo e l'Africa sub sahariana" (CEMAS).

A coordinare i lavori Antonio Stango, segretario generale del Comitato Italiano Helsinki per i diritti umani, che ha introdotto l'incontro con l'inserimento del massacro di Khojaly nel non ancora risolto conflitto del Nagorno Karabakh tra Armenia ed Azerbaigian.

A presentare gli indirizzi di saluto il Sen. Nicola Latorre, presidente Commissione difesa del Senato, che ha ringraziato e portato i saluti da parte del Senato. "Ricordare la strage di Khojaly e riflettere su come rendere efficace il diritto internazionale è un'occasione molto positiva" ha sottolineato il Senatore. Ha poi evidenziato il ruolo dell'Italia, che nel giugno 1992 ospitò i primi colloqui di pace e che ancora oggi ha un compito importante, ma proprio per questo non si può tacere su una tragedia che ha colpito al cuore un paese. Il Sen. ha poi riflettuto su come l'Azerbaigian sia riuscito a sottrarsi dalla dicotomia est ovest, essendo un paese che collabora con le organizzazioni euro-atlantiche e che conversa con paesi spesso in contrasto tra loro. In uno scenario internazionale caratterizzato da una crisi molto profonda, la via d'uscita non può prescindere dal dialogo. Per questo il profilo dell'Azerbaigian e' di estremo interesse. Un richiamo del relatore anche al fenomeno drammatico dei flussi migratori.

Poi la parola è' andata al Sen. Sergio Divina, fra l'altro membro della Delegazione italiana all'Assemblea parlamentare della Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Da parte della comunità internazionale, secondo le parole del Senatore, c'è una grave colpa, data dal non agire. Nonostante le risoluzioni delle Nazioni Unite, la situazione con il passare del tempo rischia di divenire irrecuperabile. La Comunità Internazionale utilizza un doppio standard. Nel caso del Nagorno Karabakh la comunità internazionale non agisce.

Nell'intervento successivo il Prorettore Antonello Folco Biagini, ordinario di Storia dell'Europa orientale di Sapienza Università di Roma, ha parlato del lavoro di Sapienza e degli storici nella ricostruzione del passato e del ruolo dell'Italia. Ha evidenziato una carenza mondiale nella gestione delle crisi, di cui è esempio proprio il conflitto del Nagorno Karabakh, che è rimasto un conflitto ibernato, dimenticato. Rappresenta una ferita aperta, pericolosa proprio perché si può riproporre.

Il presidente LIDU , On. Alfredo Arpaia, ha inviato un messaggio, in cui ha sottolineato l’importanza di punizione dei responsabili del genocidio di Khojaly e denunciato l'assenza della comunità internazionale e delle Nazioni Unite all'indomani delle 4 risoluzioni che imponevano il ritiro delle forze armate armene dai territori occupati. Non si sono adoperati per mettere in pratica quanto stabilito. La LIDU invita a proporre un tavolo di confronto per arrivare ad una soluzione del conflitto.

Antonio Stango ha poi dato spazio alle relazioni.

A prendere la parola l'Amb. Giulio Terzi di Sant'Agata, già Ministro degli Affari Esteri, che è intervenuto con una relazione: "Verso un auspicabile Diritto all'Umanita'". Nel suo intervento, che ha inoltre evidenziato l'amicizia tra Azerbaigian ed Italia, si è' interrogato su dove vada il diritto internazionale. Le molteplici crisi internazionali in atto riservano una particolare importanza alla giustizia transizionale. Khojaly dimostra l'insufficienza della comunità internazionale a punire i colpevoli ed affianca la strage ai maggiori crimini contro l'umanità storicamente avvenuti. L’accertamento delle responsabilità per il massacro di Khojaly è ancora incompiuto. Dobbiamo assolutamente evitare, ha evidenziato,  che ciò vada a ripetirsi per i crimini contro l’umanità. Il massacro di Khojaly è stato un episodio di gravità estrema. Manca ancora un’adeguata punizione dei repsonsabili. La verità incompleta accertata su Khojaly dimostra l’insufficenza della comunità internazionale nel sanzionare la responsabilità dei colpevoli. Ciò accomuna Khojaly ad altri crimini contro l’umanità.

Il Prof. Daniel Pommier Vincelli, ricercatore del Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale della Sapienza Universitàdi Roma, ha presentato un quadro storico del massacro di Khojaly, ripercorrendo la storia dell'Azerbaigian e delle altre repubbliche caucasiche a partire dalla realtà sovietica e dalle indipendenze all'indomani della dissoluzione URSS. La responsabilità armena nel massacro di Khojaly è stata sottolineata grazie all'utilizzo di fonti e testimonianze, tra cui le parole del presidente dell'Armenia nel libro di Thomas De Waal in cui ha di fatto riconosciuto la responsabilità armena.

Per finire la Prof.ssa Alessandra Mignolli, docente di Diritto dell'Unione Europea della Sapienza Università di Roma, ha presentato una relazione su "Diritti umani e giustizia transizionale: il ruolo della Corte europea dei diritti dell'uomo nel conflitto del Nagorno-Karabakh". La Prof.ssa, partendo dal ricordo delle vittime del massacro di Khojaly, ha evidenziato il ruolo del giurista e del diritto internazionale per fermare il conflitto.  Non si può prescindere dal diritto transizionale nella soluzione della disputa e sottolinea il ruolo della Corte europea anche nella questione del Nagorno-Karabakh, citando le ultime sentenze della Corte stessa, relative al riconoscimento del diritto di tornare alle proprie case.

Il convegno ha lasciato spazio agli interventi finali del pubblico, tra cui quello di una ragazza azerbaigiana, Maryam Mehdiyeva, membra di una famiglia fuggita dalla regione del Nagorno-Karabakh dell’Azerbaigian, che ha riportato l'attenzione alle persone, ai diritti, in primo luogo ai diritti di profughi e rifugiati azerbaigiani di tornare alle proprie case. 

A prendere la parola anche l'Ambasciatore  designato della Repubblica dell'Azebaigian in Italia S.E. Mammad Ahmadzada che ha ringraziato gli organizzatori e i relatori del seminario, e ha sottolineato la grave questione dell'impunita' dei colpevoli e di come l'Azerbaigian cerchi una soluzione rapida del conflitto, a differenza dell'Armenia tesa al mantenimento dello status quo.

Per finire Antonio Stango ha ringraziato i partecipanti sottolineando ancora l'importanza del dibattito per non dimenticare eventi così importanti.


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